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Ho visto Versailles no bara per la prima volta!

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Messaggio  Moenen Lun Mar 17, 2008 11:39 pm

non ho i mezzi per dirlo con certezza, ma non credo che la ikeda sia così infelice come pensate.
Anzi, suppongo che possa essere l'esatto contrario. A me riesce facile immaginare storie tristi, se in quel momento la mia vita è ricca e felice. il dolore di personaggi immaginari, non mi tocca, perché sono schermato dalla mia serenità personale, e questo mi consente di fare un distinguo: questa è la mia vita, e questa è una creazione della mia fantasia.
Al contrario, se fossi infelice, vorrei cercare di alterare questo mio stato d'animo creando storie allegre, disegni che diano mi diano gioia, e che mi rasserenino.
Non sopporterei di infliggere ai miei personaggi, e ulteriormente a me stesso, i miei stessi dolori.
Infatti spesso succede che i grandi comici siano persone tristissime, mentre gli attori e i registi specializzati nell'horror o in storie drammatiche, siano persone allegre e di buona compagnia.
il comico vince la sua tristezza facendo ridere gli altri, il maestro dell'horror si mantiene sereno scaricando tensioni e nevrosi sullo schermo.

Insomma: la creazione di un artista, non riflette per forza lo stato d'animo, il carattere e le idee personali dell'autore. Può essere semplicemente una forma di compensazione, oppure il suo modo di concepire la narrazione e il messaggio che vuole dare.
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Messaggio  Betty Mar Mar 18, 2008 1:38 am

Moenen ha scritto:non ho i mezzi per dirlo con certezza, ma non credo che la ikeda sia così infelice come pensate.
Anzi, suppongo che possa essere l'esatto contrario. A me riesce facile immaginare storie tristi, se in quel momento la mia vita è ricca e felice. il dolore di personaggi immaginari, non mi tocca, perché sono schermato dalla mia serenità personale, e questo mi consente di fare un distinguo: questa è la mia vita, e questa è una creazione della mia fantasia.
Al contrario, se fossi infelice, vorrei cercare di alterare questo mio stato d'animo creando storie allegre, disegni che diano mi diano gioia, e che mi rasserenino.
Non sopporterei di infliggere ai miei personaggi, e ulteriormente a me stesso, i miei stessi dolori.
Infatti spesso succede che i grandi comici siano persone tristissime, mentre gli attori e i registi specializzati nell'horror o in storie drammatiche, siano persone allegre e di buona compagnia.
il comico vince la sua tristezza facendo ridere gli altri, il maestro dell'horror si mantiene sereno scaricando tensioni e nevrosi sullo schermo.

Insomma: la creazione di un artista, non riflette per forza lo stato d'animo, il carattere e le idee personali dell'autore. Può essere semplicemente una forma di compensazione, oppure il suo modo di concepire la narrazione e il messaggio che vuole dare.
non so.. a me succede il contrario...quando sono triste mi dà tremendamente fastidio vedere gente felice, e se dovessi scrivere un manga trasmetterei tutta la mia infelicità sui personaggi. Una specie di condivisione del dolore. E se mi sforzassi nel dare a tutti i costi un lieto fine ai personaggi dopo un po' mi verrebbe da dire: "questi sono proprio fastidiosi, devono metterci qualche disgrazia. C'è già la gente felice attorno a me che non sopporto, me la devo anche andare a creare?"
Ovviamente vale il ragionamento opposto in caso di stato d'animo allegro! Shocked
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Messaggio  Moenen Mar Mar 18, 2008 2:19 am

bè, chiaramente ognuno è fatto a modo suo e non ci sono regole scientifiche. Very Happy
Tu sei infelice e causi disgrazie ai tuoi personaggi. io sono infelice e cerco di "vivere" la felicità attraverso i miei personaggi. In entrambi i casi stiamo cercando una compensazione, anche se il modo di trovarla può essere diametralmente opposto.
Attenzione però: devi metterti nei panni di chi vive, professionalmente, scrivendo storie. Finché lo fai per hobby, allora puoi fare ai tuoi personaggi ciò che ti pare. Ma se quei personaggi rappresentano la tua fonte di reddito, ti verrebbe difficile "farli fuori" per puro capriccio.
Poi ci sono le regole interne della storia: un racconto impostato in un certo modo deve finire in un modo coerente. Spesso sono la storia o gli stessi personaggi che dettano il finale.
Lo scrittore in quei casi appare come una specie di spettatore: i personaggi prendono il sopravvento, parlano, si muovono... e vivono la loro vita, seguendo il loro carattere e il loro destino.
E' quindi difficile capire se la Ikeda "colpisca" i suoi personaggi per puro "sadismo"... é possibile che non veda altra soluzione.
Comunque un certo suo accanimento, anche coi personaggi minori, mi fa sospettare che un po' di compiacimento ci possa essere. Lo fa per puro sfogo o per sua idea narrativa? sarebbe interessante domandarglielo.
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Messaggio  lLuca Mar Mar 18, 2008 3:17 am

Concordo, io non credo che l Ikeda sia una donna triste o che abbia avuto chissà quale problema e ha deciso di sfogarsi sui suoi personaggi, è stato tutta una questone di fabula di racconto, come detto in qualche mio post precendete, una questione di forze e di costruzione.

Il periodo di Vnb dev esser stato per lei molto felice a giudicare dalle lettere ai suoi lettori:

1) E' riuscita a dimostrare ch ela storia che voleva creare alal casa editrice era vincente
2) Ha raggiunto uno dei suoi sogni
3) S innamorò e sposò
4) Vnb la fece diventare al quanto ricca

e potrei ben continuare...
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Messaggio  Betty Mar Mar 18, 2008 3:56 pm

Moenen ha scritto:Attenzione però: devi metterti nei panni di chi vive, professionalmente, scrivendo storie. Finché lo fai per hobby, allora puoi fare ai tuoi personaggi ciò che ti pare. Ma se quei personaggi rappresentano la tua fonte di reddito, ti verrebbe difficile "farli fuori" per puro capriccio.
Ma infatti li fai fuori solo alla fine. E da un mero punto di vista redditizio direi che il pathos è il modo migliore per coinvolgere il pubblico, per questo secondo me ci ficca le varie tragedie minori in modo gratuito. Incollano il lettore ancor di più alla storia creando quell'aria di dramma collettivo che culminerà con l'apice finale, la tragica morte dei protagonisti.

Certo, c'è sicuramente un pizzico di sadismo da parte dell'Ikeda. Lo fa perchè è infelice o per incrementare il pathos, quindi strategia narrativa?
Comunque sia sicuramente raggiunge il suo scopo:non riesco a staccarmi dalle sue opere tanto è grande il mio coinvolgimento emotivo. Le leggo e piango, le guardo e piango, le rileggo e piango, le riguardo e piango.
Questa donna è un genio della commedia (e del marketing).
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Messaggio  Moenen Mar Mar 18, 2008 5:44 pm

Betty ha scritto:
Moenen ha scritto:Attenzione però: devi metterti nei panni di chi vive, professionalmente, scrivendo storie. Finché lo fai per hobby, allora puoi fare ai tuoi personaggi ciò che ti pare. Ma se quei personaggi rappresentano la tua fonte di reddito, ti verrebbe difficile "farli fuori" per puro capriccio.
Ma infatti li fai fuori solo alla fine. E da un mero punto di vista redditizio direi che il pathos è il modo migliore per coinvolgere il pubblico, per questo secondo me ci ficca le varie tragedie minori in modo gratuito. Incollano il lettore ancor di più alla storia creando quell'aria di dramma collettivo che culminerà con l'apice finale, la tragica morte dei protagonisti.

Certo, c'è sicuramente un pizzico di sadismo da parte dell'Ikeda. Lo fa perchè è infelice o per incrementare il pathos, quindi strategia narrativa?
Comunque sia sicuramente raggiunge il suo scopo:non riesco a staccarmi dalle sue opere tanto è grande il mio coinvolgimento emotivo. Le leggo e piango, le guardo e piango, le rileggo e piango, le riguardo e piango.
Questa donna è un genio della commedia (e del marketing).

Io non ho ancora letto i suoi manga, quindi non ti so dire se la sua bravura consista solo nel far piangere. posso dirti che far piangere la gente non è poi così difficile... è molto più complicato farla ridere e farla pensare.
Ma penso/spero che la bravura dell'autrice non sia tutta qui. Insomma, probabilmente non ti coinvolge perché ti fa piangere, ma ti fa piangere perché ti ha coinvolto.

Il problema, semmai, è che ti coinvolge per infliggere, a te lettore, tramite i suoi personaggi, una serie di angosciose e tristi sensazioni, che tra l'altro non se ne vanno facilmente: restano lì, come i postumi di una sbornia, e ti sedimentano dentro.
Il fine di tutto questo mi è ancora oscuro, perchè non ho letto i suoi manga.
Se lo fa per i soldi (della serie: tu piangi e io rido e incasso)... non è tanto lodevole, ma almeno comprensibile.
Se lo fa per sfogo personale... allora bisogna stare attenti, perché ciò significherebbe farsi contaminare da una mente disturbata.
Subire cioé una sorta di violenza emotiva da parte di una persona nevrotica che vuole colpire i suoi lettori, lasciandogli possibilmente cicatrici.
C'è poi una terza possibilità, ed è quella più complessa: un messaggio che per esprimersi con tutta la sua forza ha bisogno del dolore (della serie, tu non puoi capire questo dolore, e quindi questo amore che provano i miei protagonisti, se non vivi con loro queste stesse sensazioni). In questo caso il tema della Ikeda sarebbe: amore=dolore.
Ma non nel senso banale che se ti innamori e vieni mollato, poi stai male da cani... si, magari anche quello.
Forse è inteso in un senso più grande: che il dolore e l'amore sono compagni inscindibili e vanno di pari passo.
e non puoi avere l'uno senza l'altro e non puoi capire l'uno senza l'altro.... e che vale la pena di provare un atroce dolore, per poter sperimentare un amore altrimenti irraggiugibile.
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Messaggio  lLuca Mar Mar 18, 2008 5:56 pm

Io non ho ancora letto i suoi manga, quindi non ti so dire se la sua bravura consista solo nel far piangere.

Attenzione, Riyoko Ikeda non è solo lacrime, è vero ch ein Italia sono arrivati per lo più i suoi dramma, e sono quest ultimi ad esser i più conosciuti, ma c è da dire che già in questi sono inseriti siparietti comici molto divertenti, ma la prosuzione di questa autrice è vastissima e ha toccato tutti i generi, disegnando manga comici, commedie (pubbblicate in Italia dalla Fabbri, quali: "Rosa Pasticcio" (in originale: "il primo amore di Roora") e "Primo Amore" (in originale "Storia del primo amore")).

Faccio una cosa che non mi paice molto, ma solo per farvi capire cosa ha disegnato e scritto, qui trovate quasi tutta la sua bibliografia, mancano probabilmente delle storie brevi d inzio carriera:

http://riyokoikeda.altervista.org/AllManga.htm

Questo giusto per farvi creare un idea di cosa ha realizzato l Ikeda in questi suoi anni di disegnatrice e scrittrice.
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Messaggio  Julius Mar Mar 18, 2008 10:04 pm

Betty ha scritto:
Moenen ha scritto:non ho i mezzi per dirlo con certezza, ma non credo che la ikeda sia così infelice come pensate.
Anzi, suppongo che possa essere l'esatto contrario. A me riesce facile immaginare storie tristi, se in quel momento la mia vita è ricca e felice. il dolore di personaggi immaginari, non mi tocca, perché sono schermato dalla mia serenità personale, e questo mi consente di fare un distinguo: questa è la mia vita, e questa è una creazione della mia fantasia.
Al contrario, se fossi infelice, vorrei cercare di alterare questo mio stato d'animo creando storie allegre, disegni che diano mi diano gioia, e che mi rasserenino.
Non sopporterei di infliggere ai miei personaggi, e ulteriormente a me stesso, i miei stessi dolori.
Infatti spesso succede che i grandi comici siano persone tristissime, mentre gli attori e i registi specializzati nell'horror o in storie drammatiche, siano persone allegre e di buona compagnia.
il comico vince la sua tristezza facendo ridere gli altri, il maestro dell'horror si mantiene sereno scaricando tensioni e nevrosi sullo schermo.

Insomma: la creazione di un artista, non riflette per forza lo stato d'animo, il carattere e le idee personali dell'autore. Può essere semplicemente una forma di compensazione, oppure il suo modo di concepire la narrazione e il messaggio che vuole dare.
non so.. a me succede il contrario...quando sono triste mi dà tremendamente fastidio vedere gente felice, e se dovessi scrivere un manga trasmetterei tutta la mia infelicità sui personaggi. Una specie di condivisione del dolore. E se mi sforzassi nel dare a tutti i costi un lieto fine ai personaggi dopo un po' mi verrebbe da dire: "questi sono proprio fastidiosi, devono metterci qualche disgrazia. C'è già la gente felice attorno a me che non sopporto, me la devo anche andare a creare?"
Ovviamente vale il ragionamento opposto in caso di stato d'animo allegro! Shocked

La penso esattamente come Betty! Forse perché siamo femmine entrambe... però è difficile se si è infelici di dare felicità ad altre persone >.<!

Non so se per l'Ikeda sia lo stesso. Io penso che cmq far finire la storia in tragedia sia un modo per renderla in qualche modo più bella. Non penso però che lo faccia come tecnica commerciale "perché così si affezionano ai miei personaggi"... Anche perché ai molti non va proprio di leggersi le tragedie e preferisce manga più semplici! Penso piuttosto che in alcuni casi lo faccia per esprimere grandi sentimenti e per questo si arriva anche all'idea di morte, il fatto che faccia morire i suoi personaggi posso accettarlo in Versailles no bara, ma non lo capisco proprio perché in Orpheus no mado! Nel senso che i protagonisti di Orpheus no mado sono proprio poverini dal primo all'ultimo episodio (mentre in Versailles no bara no) e io pensavo sinceramente che gli avrebbe dato pace (ma gliel'ha data in un altro senso Shocked )!
Quindi se per Versailles no bara lo ha fatto perché le tragedie sono esteticamente più belle e interessanti delle storie a lieto fine, per Orpheus no mado non posso davvero pensare lo stesso! Ha messo a mondo degli angeli per farli soffrire! Seppur la storia è bellissima, lei è stata fortemente crudele con i suoi personaggi! Quindi se la sua vita era felice nella parentesi Versailles no bara, io penso che non lo sia stato mentre faceva Orpheus no mado.

Secondo me è un genio del pathos, ma non solo perché fa soffrire i suoi personaggi, ma perché hanno delle belle caratteristiche psicologiche e le storie dei personaggi si intrecciano stupendamente.

ILuca: noi stiamo parlando comunque delle sue opere principali. E, non li ho ancora letti, ma penso che anche Jotei Ekaterina e Eroica non siano tanto divertenti... se poi puoi smentirmi sono strafelice!
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Messaggio  Garion-Oh Mar Mar 18, 2008 11:56 pm

Salve a tutti.


Dunque, la Ikeda e'stata davvero cosi' sadica con Oscar e Andre'?
Non c'e' dubbio che il finale porti molta tristezza a chi lo legge/vede, pero' io non ci vedo crudelta' gratuita.
Per fare un esempio con un altro manga, la morte di Kacchan in Touch e' stato un atto sadico all'ennesima potenza. Anche se era necessario per la storia, Adachi ha fatto morire il personaggio piu' fragile, quello che piu' si impegnava, che piu' desiderava vivere, che piu' soffriva.
Oscar e Andre' invece sono morti come hanno vissuto. E' vero che la loro felicita' e' durata un attimo, ma c'e' stata.
E credo che per la Ikeda la vita sia questa, un goccio di felicita' in un mare di dolore. Anche in Orpheus ci sono scampoli di felicita' qua e la', anche se l'atmosfera generale e' piu' opprimente.

Piu' che per la loro morte, alla fine della storia io mi sento piu' triste per il senso di distaccamento, dall'elaborazione degli avvenimenti e dal prendere coscienza che la storia e' finita. Quando una serie ti prende cosi' tanto, arrivare in fondo e scoprire che c'e' una fine e' sempre un trauma. Certo, puoi sempre rileggere tutto quanto piu' e piu' volte... ma non e' la stessa cosa (e' un po' la presa di coscienza fra passato, presente e futuro... cio' che e' finito rimane indietro rispetto a noi).

Volevo pero' spendere un paio di parole in favore dell'anime. Julius, capisco il tuo amore per il manga e capisco anche che tu trovi certe scelte dell'anime poco azzeccate. Ma d'altronde il manga e' il prodotto puro di una donna, mentre l'anime ha la visione imposta di un uomo. Anche per questo forse io mi trovo piu' vicino all'anime come sensazioni, come percezione della descrizione dei sentimenti.
A parte che l'anime ha quella disgrazia dei primi episodi di Nagahama... che per carita', sono anche fatti bene dal punto di vista realizzativo, ma e' forse la sceneggiatura ad essere poco interessante. Quando arriva Dezaki con l'episodio 19 e' tutta un'altra storia. Luci che inondano le stanze senza illuminare nulla. La morte di Charlotte l'ho sempre trovata molto migliore nell'anime. Sara' per la regia estetica di Dezaki, per il phatos della scena, per come il dramma pesi sull'episodio dall'inizio alla fine... pero' certe immagini sono impresse nella mia mente.
E allo stesso modo, il vagare sconsolata di Oscar dopo la morte di Andre'. La Ikeda ci fornisce una Oscar che urla di dolore, Dezaki una Oscar che invece si trova persa, forse per la prima volta in vita sua. Quella della Ikeda e' una donna morta prima ancora della morte vera, quella di Dezaki una donna che viene a patti con se stessa, che affronta il dolore.

Vorrei dire altre cose, ma per il momento mi fermo qui ^^

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Messaggio  Julius Mer Mar 19, 2008 12:14 am

Appunto come dicevo, penso che in Orpheus no mado l'infelicità sia più gratis. La storia di Versailles no bara è già meglio progettata in casi di morte.

E' vero che la scena di Charlotte è bellissima, infatti è la mia preferita. Però odio che abbiano cambiato dei dialoghi e delle intere scene.
A me la scena finale mi appare alquanto simile al manga nell'anime. E' come se Oscar dovesse portare a compimento il suo destino. Preferisco però quella del manga perché Oscar mi appare più fredda nell'anime...
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Messaggio  Moenen Mer Mar 19, 2008 3:18 pm

Julius ha scritto: Preferisco però quella del manga perché Oscar mi appare più fredda nell'anime...

Anche a me nell'anime sembra piuttosto fredda, a volte addirittura strafottente. Spesso mentre guardavo il cartone mi dicevo: ma guarda che razza di virago! Very Happy

Sopratutto mi dava fastidio come comandava a bacchetta il povero andrè, dopo che lui aveva perso un occhio per lei.
Oscar nell'anime si comporta in modo freddo e rigido. Gli sprazzi interiori sono pochi, a parte nel finale.

Un'altra cosa che nel cartone si capisce poco è l'innamoramento per Fersen... da una puntata all'altra ci parlano, come se fosse scontato, di questo grande amore che Oscar nutre per Fersen. Mentre invece fino alla puntata precedente non lo ca...va manco di striscio.
Detto così, è presentato male: nell'anime sembra che si innamori per opera dello Spirito Santo.
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Messaggio  Julius Mer Mar 19, 2008 8:11 pm

Bè anche nell'animo non si parla tanto dell'amore di Oscar nei confronti di Fersen. Proprio perché lei cerca di reprimerlo.

Comunque io intendevo che nel finale mi piace di più Oscar nel manga che dell'anime, perché in quella scena mi appare fredda. Poi io penso che la freddezza di Oscar sia anche carina, anche perché è ben bilanciata da una sua passione bruciante interna (come dice anche André nel manga).
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Messaggio  Juste Mer Mar 19, 2008 9:30 pm

Julius ha scritto:
Betty ha scritto:non so.. a me succede il contrario...quando sono triste mi dà tremendamente fastidio vedere gente felice
La penso esattamente come Betty! Forse perché siamo femmine entrambe...

Eh, si sa che le donne vivono anche di 'mal comune mezzo gaudio'. E' una cosa meschina e orribile.

C'è una scena molto simbolica di questo in Espiazione/Atonment, in cui la cuginetta di Briony va da lei in lacrime per problemi familiari seri (un divorzio in famiglia). Briony manco l'ascolta, e per tutto contro le racconta un'altra storia, una sua (di Briony) 'tragedia' a suo (di Briony) dire 'anche peggiore', e poi la cuginetta se ne va tutta calmata dicendo "grazie, mi sento meglio, sei proprio un'amica".

Davvero è orribile, soprattutto perché dannatamente vero. C'è da diventare misogini a pensare solo una cosa così... -.-
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Messaggio  Kira Mar Apr 22, 2008 10:41 am

Julius ha scritto:

Secondo me è un genio del pathos, ma non solo perché fa soffrire i suoi personaggi, ma perché hanno delle belle caratteristiche psicologiche e le storie dei personaggi si intrecciano stupendamente.


Questa è la verità..le caratteristiche psicologiche dei suoi personaggi non sono per niente indifferenti..io di lei sono rimasta affascinata da subito per questo motivo...Oscar è un personaggio complessissimo..pieno di una miriade di sfumature diverse ma proprio per questo reale..così come è reale il fatto che sia tutto un pò triste..insomma..la Ikeda ha dipinto la realtà..poteva anche far concludere il manga bene con un finale alla 'e vissero felici e contenti'..ma non sarebbe stato reale..non sarebbe stata vita vera..
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Messaggio  Betty Mar Apr 22, 2008 3:30 pm

Kira ha scritto:[...] la Ikeda ha dipinto la realtà..poteva anche far concludere il manga bene con un finale alla 'e vissero felici e contenti'..ma non sarebbe stato reale..non sarebbe stata vita vera..
vabbè...diciamo che la vita vera non ha neanche tutto quel concentrato di sfighe che ci mette lei. Mi riferisco soprattutto ad Orpheus.
Secondo me, più che imitare la vita vera, ha voluto calcare sul dramma. Scelta indovinata, secondo me, nella maggior parte delle sue scelte.
Niente da dire. Il pathos ripaga sempre.
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Messaggio  Julius Mar Apr 22, 2008 3:34 pm

Sicuramente per il fatto che la Ikeda caratterizzi abbastanza la psicologia dei personaggi principali rende tutto molto più bello e vero, però si le sfighe hanno pur sempre un limite... anche se in Versailles no bara anche queste mi sembrano equilibrate, al contrario di Orpheus no mado Very Sad
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Messaggio  Kira Ven Apr 25, 2008 1:50 pm

Non posso giudicare perchè Orpheus no mado non l'ho letto..comunque sono d'accordo con julius sul fatto che per versailles no bare le sfighe sono equilibrate.. ^ - ^ ...
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Messaggio  Thinùviel Ven Apr 25, 2008 3:18 pm

Secondo me per Versailles No Bara non avrebbe potuto esserci finale diverso. Personalmente ogni volta che lo leggo/vedo mi commuovo sempre e mi piace immaginare ad un finale alternativo, però mi rendo conto che non è possibile. Tutta l'opera è un crescendo, una maturazione di tutti i personaggi (anche Maria Antonietta sembra matura!), se all'inizio ci troviamo davanti intrighi di corte dei quali Oscar non è neanche la diretta protagonista, alla fine ci ritroviamo un mondo una società che sta cambiando, è la storia di tutti, ma d'altra parte è molto intima e personale.
Quello che provo io alla fine è proprio un senso di vuoto, perchè anche se Oscae e André sono morti, la Rivoluzione è cresciuta, la storia è andata avanti e i superstiti sono lì a tirare le fila....
Very Sad mi commuovo sempre!

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Messaggio  Matthieu Mar Set 02, 2008 12:17 am

Per rispondere a questa domanda cito Mao Zedong :"La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza". Secondo me queste parole rappresentano un pò l'idea che Riyoko Ikeda ha voluto dare : tutto inizia nel migliore dei modi dove bellezza e ricchezza la fanno da padrone (la reggia di Versailles , le varie ciarle) , l'atmosfera è superficiale come fu d'altronde M.Antonietta , ma poi....
Come si poteva sperare che in un contesto come la Rivoluzione francese tutto finisse per il meglio ? Tutto doveva finire nello squallore più totale : e infatti si rimane disgustati in quanto i nostri beniamini finiscono tutti morti tra mille rimorsi e sofferenze.
Quindi come poteva l'autrice non far evolvere i personaggi con la Rivoluzione? Secondo il mio modesto parere la cattiveria o il dispetto non centrano nulla Shocked
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Messaggio  TefnutLaGatta Mar Set 02, 2008 3:39 pm

Sì, ma poi scusate...anche Romeo e Giulietta si sposano e la notte dopo muoiono entrambe...insomma, nessuno ha mai accusato Shakespeare di sadismo Smile
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Messaggio  Julius Mer Set 03, 2008 7:42 pm

Bè, per Romeo e Giulietta era una storia tramandata oralmente e già si conosceva la fine...
Il discorso della Rivoluzione è vero, ma penso che i fan che trovano la Ikeda sadica si riferiscono anche alla fine dei personaggi minori (vedi la sorella di Alain) o ad altre opere come Orpheus no mado, dove la protagonista (ma non solo lei, anche molti personaggi del tutto innocenti) fanno una fine davvero mostruosa, o anche alla fine di Oniisama He...
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Messaggio  Matthieu Mer Set 03, 2008 11:43 pm

Sì ho capito , ma i personaggi minori non è che sono fuori dal cerchio : fanno parte del contesto.Cioè quando muore il bambino nella rivolta non è che Riyoko Ikeda se lo è inventato...suppongo che in quella grande e intensa baraonda del 1789 saranno morte tante anime innocenti o no ?!

Per quanto riguarda Orpheus no Mado , non mi sembra che alla fine il contesto sia dei migliori , cambia rivoluzione...ma in sostanza c'è il solito percorso che ho spiegato prima.

Parlare anche di Rei alias "Saint-Just" non mi sembra il caso (esco fuori dal discorso!)

Riyoko Ikeda tratta argomenti che conducono ad una fine perlopiù tragica.E' un genere , è così : altrimenti trattava la storia d'amore tra un fruttivendolo e la sua cliente preferita...un pò di sconcio..4-5 pettegolezzi , la ragazzina che legge ride e tutto finito Shocked

Riyoko Ikeda fa riflettere.
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Messaggio  Julius Gio Set 04, 2008 11:55 am

Sì, infatti per far riflettere sacrifica molti dei suoi personaggi Sad
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